“Mi sento intrappolato”: la storia di Luca e la dipendenza da pornografia

Quando il sollievo diventa dipendenza e l’intimità si allontana

Luca ha 32 anni, un lavoro nel digitale, relazioni affettive non sempre stabili e un’abitudine che ormai sente come una prigione.
“Guardo porno quasi ogni giorno. Non lo faccio per piacere vero. Lo faccio per staccare la testa. Ma poi sto peggio.”

All’inizio era semplice curiosità, un modo per esplorare. Poi è diventato un riflesso, una risposta automatica allo stress, alla noia, alla solitudine.
“È come se il mio corpo cercasse conforto, ma alla fine mi sento più vuoto di prima.”

Quando il porno diventa una fuga

La pornografia in sé non è un problema. Ma quando diventa l’unico canale di espressione sessuale, o un anestetico emotivo, può trasformarsi in una vera e propria dipendenza comportamentale.
Alcuni segnali:

  • perdita di controllo sul tempo e sulla frequenza,

  • calo del desiderio nella vita reale,

  • isolamento e difficoltà relazionali,

  • senso di colpa, vergogna, frustrazione.

Per Luca, il porno era un modo per evitare il contatto con sé e con gli altri. In terapia abbiamo lavorato per capire cosa stava realmente cercando— e cosa stava evitando.

Un percorso per ricominciare

Non si trattava solo di smettere, ma di ricostruire un rapporto più sano con il corpo, con il piacere e con l’intimità.
Abbiamo lavorato sulla consapevolezza, su strumenti pratici, e sull’ascolto dei suoi bisogni emotivi profondi.
Col tempo, Luca ha detto una frase chiave:
“Per la prima volta, ho sentito che posso scegliere. Che non devo scappare da me stesso.”

Se ti riconosci in questa storia, sappi che non sei solo.
Ricevo in studio e online, in uno spazio riservato, accogliente e senza giudizio.

Indietro
Indietro

“Sento tutto troppo”: la storia di Giulia e l’ansia che non dà tregua

Avanti
Avanti

Quando non ci si capisce più: problemi comunicativi nella coppia