Attacchi di ansia e attacchi di panico: come distinguerli e affrontarli

Palpitazioni, fiato corto, paura di perdere il controllo: non sempre si tratta di panico. Riconoscere la differenza è il primo passo per affrontarli.

La storia di Luca

Luca ha 32 anni, lavora come grafico e convive da poco con la sua compagna. È sempre stato descritto come una persona affidabile, precisa, attenta ai dettagli. Ma da qualche mese vive con un’ansia che non riesce a spiegarsi.

Tutto è iniziato un pomeriggio in ufficio. Mentre lavorava al computer, ha sentito il cuore accelerare, il petto stringersi, la testa girare. Ha avuto la sensazione di soffocare. In pochi secondi era convinto che stesse per avere un infarto. È corso al pronto soccorso, ma gli esami cardiologici hanno dato esito normale.

Nei giorni successivi, però, la paura non è passata. Al contrario: ogni volta che sentiva il cuore accelerare, anche solo leggermente, scattava il terrore che potesse succedere di nuovo. Cominciava a controllare continuamente il battito, a evitare situazioni stressanti, a vivere con la costante sensazione di “essere sul punto di crollare”.

“Non so più se è ansia o panico” mi ha detto alla prima seduta. “So solo che vivo nella paura che ricapiti. Non mi sento più libero.”

 

Ansia e panico: cosa li distingue

Molte persone confondono ansia e panico, perché i sintomi fisici possono sembrare simili. Ma in realtà ci sono differenze importanti.

Attacchi di ansia

  • si sviluppano gradualmente, spesso in risposta a una situazione riconoscibile (un esame, un colloquio, un conflitto);

  • i sintomi crescono lentamente: tensione muscolare, respiro accelerato, sudorazione, difficoltà a concentrarsi;

  • di solito si riesce a portare avanti le attività, pur con fatica;

  • la persona avverte un sottofondo di preoccupazione costante, che può durare ore o giorni.

Attacchi di panico

  • arrivano improvvisamente, senza un motivo apparente;

  • i sintomi sono molto più intensi: tachicardia forte, vertigini, tremori, senso di soffocamento, nausea;

  • compaiono pensieri catastrofici (“sto morendo”, “sto impazzendo”, “perderò il controllo”);

  • durano in media 10-20 minuti, ma lasciano una sensazione di spossatezza e paura che può durare molto più a lungo.

 

I vissuti comuni: riconoscersi nei sintomi

Molti pazienti descrivono così gli attacchi di ansia:

  • “Mi sento agitato tutto il giorno, come se stessi per succedere qualcosa.”

  • “Il cuore accelera, ma riesco comunque a finire quello che sto facendo.”

  • “È un’ansia che cresce lentamente e poi si abbassa, ma non mi lascia mai del tutto.”

Chi vive attacchi di panico racconta invece:

  • “È arrivato all’improvviso, senza motivo.”

  • “Ho avuto paura di morire, non riuscivo a respirare.”

  • “Ora vivo con l’ansia che possa accadere di nuovo, ovunque io sia.”

Questa è la grande differenza: l’ansia logora giorno dopo giorno, mentre il panico travolge in pochi minuti, lasciando dietro di sé la paura di riviverlo.

 

La paura della paura

Uno degli aspetti più difficili da gestire negli attacchi di panico è ciò che in psicologia chiamiamo ansia anticipatoria: il timore che l’attacco possa ripetersi.

Dopo il primo episodio, molte persone iniziano a:

  • evitare luoghi o situazioni dove il panico è comparso (supermercati, mezzi pubblici, uffici, persino casa);

  • controllare continuamente i segnali del corpo (battito, respiro, capogiri);

  • vivere con la sensazione di non avere più il controllo su se stessi.

Questa spirale può portare a limitare la vita quotidiana: si esce meno, si riducono i contatti sociali, si rinuncia a viaggi o opportunità lavorative.

 

Il lavoro in seduta: dare significato all’esperienza

Con Luca, il primo passo è stato distinguere ansia e panico, per ridurre la confusione e la paura. Già il fatto di riconoscere “quello che ho vissuto ha un nome” è stato un sollievo.

Poi abbiamo esplorato il suo vissuto: il corpo non era “impazzito”, ma stava mandando un messaggio. Le sue giornate erano scandite da ritmi serrati, aspettative alte, poca possibilità di fermarsi. Il panico era stato come un campanello d’allarme: un modo in cui la mente e il corpo gli dicevano “basta, non ce la faccio più”.

Non abbiamo cercato di “eliminare” subito i sintomi, ma di capirne il senso. Abbiamo lavorato sul riconoscere i segnali precoci, sulle strategie per rallentare, ma soprattutto sulla possibilità di guardare la sua esperienza da una prospettiva diversa: non come un nemico da combattere, ma come un linguaggio da ascoltare.

 

Ansia e panico: non sei solo

Molte persone, come Luca, vivono con la paura di non avere più controllo. Alcuni si vergognano, pensando che sia “debolezza”. Altri temono di essere “malati di cuore” o “di testa”.

La verità è che ansia e panico sono esperienze molto diffuse, e non significano che c’è “qualcosa di rotto” in te. Indicano piuttosto un momento di fatica, un bisogno di fermarsi e di trovare nuove risorse per affrontare la vita.

Un percorso psicologico può essere lo spazio in cui dare un senso a questi vissuti e ritrovare libertà.

 

FAQ su attacchi di ansia e panico

1. Quanto dura un attacco di panico?
Generalmente tra i 10 e i 20 minuti, anche se la paura può sembrare infinita e i postumi (stanchezza, agitazione) possono durare ore.

2. Come distinguere un attacco di panico da un problema fisico?
Il panico imita sintomi fisici (tachicardia, respiro corto), ma gli esami medici risultano nella norma. È sempre bene fare accertamenti iniziali, ma se ricorre senza cause organiche, può trattarsi di panico.

3. Gli attacchi di ansia e panico passano da soli?
Possono attenuarsi, ma spesso tendono a ripetersi. Senza un supporto psicologico, la paura della paura rischia di alimentare nuovi episodi.

4. Si può guarire dagli attacchi di panico?
Sì, molte persone riescono a ridurre in modo significativo la frequenza e l’intensità, imparando a gestire i sintomi e a dare nuovo significato alla propria esperienza.

5. Quanto dura un percorso psicologico per ansia e panico?
Non c’è una durata uguale per tutti. Dipende dalla storia personale e dalla profondità del vissuto. Alcuni trovano sollievo in pochi mesi, altri necessitano di un lavoro più lungo.

 

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